Zero Trust: dalla strategia alle best practice tra IAM e Data Loss Prevention

Zero Trust: dalla strategia alle best practice tra IAM e Data Loss Prevention

Ore 22:17, accesso da uno smartphone personale, rete pubblica, tentativo di scaricare un file classificato “confidenziale”. Il sistema rileva il rischio, attiva un’autenticazione aggiuntiva e blocca l’azione. Nel frattempo, l’amministratore di sistema riceve una notifica con tutti i dettagli. Nessun danno, nessuna violazione.

Questo è ciò che accade quando una strategia Zero Trust non si limita alla teoria, ma integra davvero IAM e DLP in un ecosistema di controllo continuo, intelligente e contestuale. In questo articolo vedremo come unire gestione delle identità, protezione dei dati e policy adattive per trasformare la sicurezza aziendale in un processo fluido, automatizzato e pronto a reagire in tempo reale.

Identity Access Management e MFA:  autenticazione multifattoriale evoluta

Il Multi-Factor Authentication (MFA) è uno dei pilastri della sicurezza IAM. Richiede almeno due fattori distinti tra:

  • Qualcosa che conosci (es. password, PIN)
  • Qualcosa che possiedi (es. smartphone, token)
  • Qualcosa che sei (es. impronta, volto)

Combinare una passkey (qualcosa che possiedi)per approfondire il tema delle passkey leggi il nostro articolo – con un valore biometrico (qualcosa che sei) costituisce un MFA naturale, semplice da usare e difficile da violare.

In una strategia Zero Trust, un MFA non dovrebbe essere statico, ma dinamico e contestuale, attivato solo quando necessario. Ad esempio:

  • Nessun MFA richiesto se l’utente accede da un dispositivo aziendale noto, in sede, durante l’orario di lavoro
  • MFA richiesto se si collega da un nuovo dispositivo, fuori orario, da una rete non sicura

Autenticazione contestuale e valutazione del rischio

L’autenticazione Zero Trust valuta in tempo reale:

  • Chi è l’utente
  • Cosa vuole fare
  • Da dove si collega
  • Con quale dispositivo
  • Qual è il rischio potenziale

Grazie a engine di risk scoring e regole IAM, è possibile impostare policy condizionali:
“Consenti accesso solo se il rischio è basso e tutti i fattori di autenticazione sono soddisfatti”.

Un approccio che riduce il numero di autenticazioni inutili per gli utenti fidati e rafforza la sicurezza nei casi critici.


Leggi il nostro articolo sull’architettura Zero Trust

Riduzione rischio cyber con DLP e IAM

Cosa è possibile bloccare con passkey e IAM integrato?

L’uso di passkey + IAM + DLP consente di definire policy per:

  • Impedire il download di file sensibili da dispositivi personali;
  • Bloccare accessi da paesi ad alto rischio;
  • Richiedere MFA aggiuntivo per dati classificati come “confidenziali”;
  • Interrompere la sessione se il comportamento utente diventa anomalo (es. download massivo fuori orario).

I vantaggi delle passkey in ambiente Zero Trust

Vantaggio Descrizione
Resistenza al phshing Nessun codice da inserire o condividere
Esperienza utente fluida Login immediato con biometria
Integrazione IAM/DLP Protezione automatica dei dati sensibili
Mobile ready Supportate da iOS, Android, Windows e macOS
Autenticazione intelligente Basata su rischio e contesto

Uno degli errori più comuni è pensare che lo Zero Trust sia un singolo strumento da acquistare o un firewall “intelligente” da installare. In realtà, è una strategia che si costruisce nel tempo e coinvolge:

  • La definizione delle superfici da proteggere
  • L’autenticazione continua e adattiva degli utenti
  • La valutazione dinamica del rischio
  • L’isolamento segmentato delle risorse critiche
  • La visibilità completa su accessi, movimenti e tentativi anomali

Identità e contesto: applicare policy intelligenti

Uno dei punti di forza di una strategia Zero Trust ben implementata è la capacità di distinguere non solo chi è l’utente, ma anche da quale contesto sta operando. Questo significa che l’identità digitale non è più un dato assoluto, ma relativo a ruolo, dispositivo, luogo e orario.

È qui che entra in gioco l’applicazione di policy granulari, una componente essenziale per garantire che ogni accesso, ogni azione e ogni richiesta sia coerente con i parametri stabiliti.

Separazione delle identità digitali: perché è fondamentale

Molti utenti utilizzano lo stesso dispositivo per attività aziendali e personali. Senza una chiara separazione delle identità, si rischia che un’app o un profilo personale abbia accesso non autorizzato ai dati aziendali, o viceversa.

La segmentazione delle identità consente di:

  • Distinguere un utente aziendale da uno privato anche sullo stesso device;
  • Applicare policy differenti in base al tipo di profilo utilizzato;
  • Limitare o bloccare completamente l’accesso ai dati sensibili da ambienti non controllati.

Un esempio concreto: un collaboratore può visualizzare un report sensibile da un profilo aziendale, ma non può scaricarlo se è loggato con il profilo personale di Google Chrome.

Policy granulari: più controllo, meno rischio

L’applicazione di policy granulari consente non solo di decidere chi può fare cosa, ma anche in quali condizioni. Alcuni esempi pratici:

  • Consentire l’accesso ai dati HR solo da dispositivi conformi alle policy aziendali;
  • Bloccare il download di dati riservati da reti Wi-Fi pubbliche;
  • Richiedere autenticazione MFA per l’accesso a file classificati “confidenziali” dopo l’orario di lavoro;
  • Negare automaticamente l’accesso a risorse sensibili se l’identità è associata a un dominio email non aziendale.

Tutto ciò è possibile grazie a una stretta integrazione tra IAM, DLP e sistemi di monitoraggio del comportamento utente (UEBA).

Bring Your Own Device (BYOD) e contesto operativo: un rischio gestibile

I dispositivi personali (BYOD) sono un rischio reale per la cybersecurity. Ma con policy intelligenti basate sul contesto, è possibile bilanciare sicurezza e produttività.

Ad esempio:

  • Abilitare l’accesso in sola lettura per documenti aziendali da smartphone personali;
  • Impedire il copia/incolla o screenshot di contenuti riservati da app non gestite;
  • Isolare il profilo aziendale all’interno di un container sicuro su dispositivi mobili.

Misure che non solo riducono il rischio ma dimostrano anche come una strategia Zero Trust possa adattarsi alla realtà del lavoro flessibile e ibrido.

Esempio di policy contestuali in azione

Immagina uno scenario di questo tipo:

Contesto Utente Policy Applicata
Laptop aziendale, in sede, orario lavorativo Accesso completo con passkey
Smartphone personale, rete pubblica, fuori orario Accesso negato o sola lettura
Nuovo dispositivo, accesso da Paese estero MFA + approvazione amministratore
Dispositivo compromesso rilevato da EDR Accesso bloccato automaticamente

Questa è la logica adattiva che trasforma il concetto di Zero Trust da teoria a operatività quotidiana.

Dati, identità, contesto: una triangolazione vincente

In una strategia efficace, ogni accesso viene valutato sulla base di tre fattori:
Chi è l’utente → Gestito tramite IAM e autenticazione forte;
Cosa vuole fare → Valutato tramite policy basate su permessi e classificazione dei dati (DLP);
Da dove lo fa → Analizzato tramite parametri di contesto (rete, dispositivo, localizzazione, orario).

Questa triangolazione consente di prevenire accessi non autorizzati, intercettare comportamenti sospetti e reagire automaticamente a situazioni di rischio.

Come integrare DLP e IAM in una strategia Zero Trust

Integrare Data Loss Prevention (DLP) e Identity and Access Management (IAM) è essenziale per trasformare lo Zero Trust da semplice framework teorico a sistema operativo concreto, dinamico e resiliente.

Senza una vera sinergia tra protezione dei dati e gestione delle identità, il rischio è quello di implementare isole di sicurezza, incapaci di comunicare e quindi inefficaci contro minacce moderne e persistenti.

Integrazione strategica: oltre la somma delle parti

La vera forza di una strategia Zero Trust nasce dalla combinazione intelligente tra:

  • La visibilità e il controllo sui dati offerti dalla DLP
  • La gestione delle identità e dei ruoli garantita dall’IAM
  • L’applicazione di policy contestuali e adattive
  • Il monitoraggio continuo e automatizzato del comportamento utente

Quando questi elementi sono integrati in un’architettura coesa, l’organizzazione può:

  • Autenticare e autorizzare ogni utente sulla base del contesto operativo
  • Classificare e proteggere i dati sensibili in tempo reale
  • Bloccare azioni rischiose prima che si verifichino
  • Adattare le policy di accesso dinamicamente, in base ai segnali di rischio

6 best practice per un’integrazione efficace nella strategia di sicurezza informatica

  1. Mappare ruoli e dati sensibili 
    Crea una matrice che incroci utenti, gruppi, permessi e dati ad accesso riservato. È il punto di partenza per qualunque policy Zero Trust.
  2. Automatizzare l’assegnazione dei permessi 
    Utilizza il sistema IAM per assegnare e revocare privilegi in base al ruolo e al contesto (es. onboarding, cambio funzione, uscita dall’azienda).
  3. Attivare la classificazione automatica dei dati 
    I file devono essere etichettati automaticamente in base al contenuto (es. numeri di carta di credito, dati personali, documenti strategici).
  4. Impostare regole condizionali coordinate 
    Se un accesso avviene fuori orario e il dato richiesto è sensibile, la policy deve attivare la DLP, bloccare il download e notificare l’amministratore.
  5. Implementare workflow di approvazione 
    Per l’accesso a file critici, è possibile richiedere una doppia approvazione via IAM e richiamare policy restrittive sulla DLP.
  6. Integrazione con SIEM e UEBA 
    Collegare IAM e DLP a sistemi di logging e analisi comportamentale permette di rilevare e reagire a pattern anomali prima che diventino incident da gestire.
IAM -Identity Access Management

Esempio pratico: la riduzione del rischio con DLP e IAM

Prima dell’integrazione:
Tutti i manager possono scaricare file con dati finanziari da qualsiasi dispositivo
Alcuni usano email personali e servizi di cloud non approvati
Le policy DLP sono standard e non tengono conto del contesto

Dopo l’integrazione DLP + IAM:
Solo i manager autenticati con passkey su device aziendale possono accedere ai file
Il download è bloccato da dispositivi BYOD
Ogni accesso viene loggato e valutato in tempo reale da un motore di risk scoring

Risultato: maggiore sicurezza, minore esposizione al rischio, maggiore conformità alle richieste normative.

L’importanza di lavorare in un ciclo di adattamento continuo: lo Zero Trust non è statico

L’integrazione tra DLP e IAM permette anche di implementare un modello di sicurezza iterativo, in cui:

  • Si raccolgono dati di telemetria su utenti e dispositivi
  • Si analizzano anomalie e comportamenti sospetti
  • Si aggiornano le policy in base ai nuovi pattern di rischio

Questa capacità di adattamento continuo (lo stesso approccio utilizzato nel Continuos Vulnerability Management) è ciò che rende una strategia Zero Trust viva, attiva e reattiva alle nuove minacce.

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