Cybersecurity come leva competitiva: la NIS2 è una vera opportunità per le imprese

Cybersecurity come leva competitiva: la NIS2 è una vera opportunità per le imprese

Da ormai diverso tempo investire in cybersecurity non è più solo una necessità per proteggere i dati aziendali ma una vera strategia per migliorare il proprio posizionamento competitivo sul mercato.

Cybersecurity come leva competitiva

Secondo i dati riportati su Osservatori.net, in Italia il settore della sicurezza informatica ha raggiunto i 2,48 miliardi di euro nel 2024, con una crescita del 15% rispetto all’anno precedente. Nonostante gli investimenti, il 73% delle grandi imprese ha subito almeno un attacco informatico nello stesso periodo, dimostrando quanto sia ancora importante rafforzare le difese digitali.

L’attenzione alla sicurezza informatica non riguarda solo la prevenzione verso i cyberattacchi ma influisce direttamente sulla business continuity e indirettamente sulla fiducia percepita dai clienti verso l’azienda. A livello globale, i danni economici provocati dalle minacce informatiche sono significativi: nel Regno Unito, le perdite aziendali legate agli attacchi cyber ammontano a 44 miliardi di sterline negli ultimi cinque anni, mentre in Germania le aziende hanno registrato 267 miliardi di euro di perdite in un solo anno. (Fonte: Reuters UK, Reuters Germany)

L’adeguamento alle normative europee, come la Direttiva NIS2, impone nuovi standard di sicurezza e maggiore responsabilità nella gestione dei rischi informatici. Per le imprese, conformarsi non significa solo evitare sanzioni, ma anche migliorare processi, tutelare il know-how, rafforzare la protezione dei dati e consolidare la propria reputazione sul mercato.

Normativa europea sulla cybersecurity: impatto e sfide per le imprese

Da diverso tempo ormai i governi europei hanno riconosciuto la necessità di un quadro normativo chiaro e strutturato, capace di regolamentare uno scenario così veloce nei cambiamenti come quello cyber e in grado di supportare le imprese nell’adozione di misure di sicurezza efficaci. L’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per definire gli standard di sicurezza informatica e digitalizzazione, ma molte aziende si trovano ancora ad affrontare difficoltà nell’implementare le misure richieste. Costi elevati, tempi di adeguamento e complessità operativa rappresentano le sfide più grandi.

La recente entrata in vigore della Direttiva NIS2 ha introdotto regolamenti ancora più rigorosi per ridurre le vulnerabilità esistenti con un’estensione del perimetro normativo che ora include non solo gli operatori di servizi ma anche i soggetti importanti, ridefinendo la gerarchia dei settori coinvolti. Un’evoluzione che rafforza la sicurezza a livello europeo, ma impone nuovi oneri alle imprese, in particolare a quelle di medie e grandi dimensioni. Secondo le stime della Commissione Europea, i costi complessivi di adeguamento si aggirano intorno ai 35 miliardi di euro a livello europeo, con un impatto medio di 840 mila euro per azienda. 
L’adozione di misure di difesa informatica a favore di una maggior competitività passa anche dalla capacità delle aziende di trasformare un adeguamento normativo in un vantaggio strategico, rivedendo i processi, migliorando la protezione dei dati, lavorando sulla business continuity e comunicando i propri traguardi per ottenere maggiore fiducia nei confronti di clienti e partner.

Investimenti in ICT in Italia: resta bassa la quota cyber

Secondo l’Assintel Report 2024, il mercato ICT italiano ha registrato una crescita del 4,1% nel 2024, raggiungendo un valore complessivo di 42,4 miliardi di euro, con una previsione di crescita del 4,6% per il 2025. Questo incremento è trainato dagli investimenti tecnologici delle grandi aziende, che rappresentano il 53% del mercato ICT business e che sono cresciute del 4,9%, totalizzando 22,5 miliardi di euro. I settori che hanno maggiormente investito in ICT nel 2024 sono la Pubblica Amministrazione (+6%), l’Industria (+5,9%), le Utilities (+5,7%) e il settore finanziario (+5,4%).

Nonostante la crescita generale degli investimenti ICT in Italia, la spesa specifica per la cybersecurity rimane però inferiore rispetto alle necessità reali. È sempre Assintel a sottolineare che solo il 6% degli investimenti ICT in Italia è destinato alla cybersecurity, mentre il resto viene impiegato per cloud, software, hardware e altri servizi digitali. Un dato molto più basso rispetto a paesi come Germania e Regno Unito, dove la spesa per la sicurezza informatica supera il 10% del budget ICT complessivo.

Imprese italiane e bassa propensione all’investimento in cybersecurity

Quali possono essere i principali motivi per cui le imprese italiane non investono risorse adeguate in sicurezza informatica? Di seguito ne analizziamo alcuni:

  1. Percezione di invulnerabilità e sottovalutazione del rischio
    Molte aziende italiane, specialmente le piccole e medie imprese (PMI), tendono a sottovalutare il rischio di attacchi informatici, ritenendo di non essere obiettivi interessanti per i cybercriminali. Questa percezione errata porta in alcuni casi a una riduzione degli investimenti in misure di sicurezza.
  2. Risorse finanziarie limitate e priorità aziendali
    Le PMI spesso dispongono di budget ridotti e devono allocare le risorse su altre priorità operative. Di conseguenza, gli investimenti in cybersecurity vengono posticipati o considerati meno urgenti rispetto ad altre esigenze aziendali.
  3. Carenza di competenze interne
    La mancanza di cultura digitale e figure qualificate in ambito cybersecurity all’interno delle aziende rende difficile l’implementazione di strategie di sicurezza efficaci.
  4. Complessità delle soluzioni di sicurezza
    L’offerta di soluzioni di cybersecurity è sempre più vasta e complessa, rendendo difficile per le imprese identificare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze e a scegliere il partner adatto. Una complessità che può portare a indecisione, scelte inadeguate e tempi lunghi, limitando l’efficacia degli investimenti.
  5. Mancanza di formazione
    La scarsa consapevolezza dei rischi informatici e la mancanza di programmi di formazione specifici per il personale possono ridurre l’efficacia delle misure di sicurezza adottate, disincentivando ulteriori investimenti.
Business Continuity Plan

Perché non investire in cybersecurity limita la competitività delle aziende

Cosa può comportare un mancato investimento in misure di sicurezza informatica?

Aumento dei rischi operativi e costi imprevisti

Le aziende senza adeguate misure di sicurezza sono più vulnerabili ed esposte agli attacchi informatici, che possono causare fermi operativi, perdita di dati e danni finanziari ingenti. Secondo il Rapporto Clusit 2024, l’81% degli attacchi informatici ha avuto impatti gravi o critici, dimostrando come la mancanza di protezione possa compromettere la business continuity.

Perdita di fiducia e reputazione aziendale

Clienti e partner commerciali privilegiano aziende affidabili anche dal punto di vista della sicurezza informatica. Una violazione dei dati può minare la reputazione, portando alla perdita di clienti e chiusura di contratti. Uno studio di un noto colosso informatico ha rilevato che l’83% dei consumatori evita di acquistare da aziende che hanno subito attacchi informatici.

Difficoltà nell’accedere a mercati internazionali e appalti pubblici

Molti mercati esteri richiedono standard elevati di sicurezza informatica, e le aziende italiane meno preparate possono trovare ostacoli nell’export e nelle collaborazioni internazionali. Anche negli appalti pubblici, le normative europee (come la Direttiva NIS2) richiedono conformità alle best practice di cybersecurity, escludendo le aziende che non soddisfano determinati requisiti.

Bassa innovazione = minor vantaggio competitivo

Le aziende che investono in cybersecurity e stanno al passo con l’innovazione digitale migliorano i loro processi, aumentando la produttività e la capacità di competere con aziende più strutturate. Al contrario, le imprese che trascurano la sicurezza informatica rischiano di rimanere indietro rispetto alla concorrenza, non riuscendo a sfruttare appieno le potenzialità di cloud computing, intelligenza artificiale e automazione.

Multe e sanzioni per mancata conformità alle normative europee

L’adeguamento alla Direttiva NIS2 e al Regolamento GDPR non è solo una questione di sicurezza, ma un requisito legale. Le aziende che non rispettano gli obblighi normativi rischiano multe fino a 10 milioni di euro o il 2% del fatturato globale annuo.

Cybersecurity e competitività: il ruolo della Direttiva NIS2

Per rafforzare il framework della cybersecurity in Italia e trasformarlo in un fattore di crescita competitiva, le imprese dovranno accelerare sull’adeguamento alla Direttiva NIS2. La normativa, nata per potenziare la sicurezza informatica, può davvero migliorare la competitività aziendale, soprattutto nei settori critici.
L’entrata in vigore della NIS2 amplia il perimetro delle aziende coinvolte, imponendo standard di sicurezza più elevati e responsabilità dirette per il management. Un cambiamento che impatta in modo significativo le PMI, spesso prive di risorse interne dedicate alla cybersecurity ma che potranno usufruire di soluzioni innovative come un “CISO-as-a-Service” o modelli di collaborazione che possano aiutare le imprese a conformarsi senza subire un impatto economico e organizzativo eccessivo.

Un ruolo importante è svolto dalle competenze e dalla consapevolezza, soprattutto nei vertici aziendali. La Direttiva NIS2 introduce obblighi specifici per il management, prevedendo sanzioni in caso di mancata attuazione di misure di sicurezza adeguate trasformando formazione e cultura della sicurezza in asset strategici, non solo per evitare sanzioni, ma per aumentare la fiducia di clienti e partner commerciali.

Vista la trasversalità della cybersecurity, l’applicazione della NIS2 richiede un approccio collaborativo tra pubblico e privato. Best practice internazionali come il CyberSecure Program del Canada, il piano di finanziamento per la sicurezza informatica industriale della Francia e la Cyber Security Strategy del Regno Unito dimostrano come politiche mirate possano incentivare gli investimenti e facilitare l’adeguamento normativo. In Italia, la creazione di hub di consulenza per la compliance NIS2, incentivi fiscali e tavoli di consultazione tra imprese e istituzioni potrebbero accelerare l’adozione delle misure richieste, aiutando a trasformate l’adeguamento normativo in un vantaggio competitivo.

L’applicazione della Direttiva NIS2 non deve essere vista come un mero adempimento burocratico, ma come un’opportunità per rendere la cybersecurity un elemento distintivo e competitivo per le imprese italiane. Adottare soluzioni flessibili, investire in formazione e collaborare con il sistema pubblico-privato permetterà alle aziende di conformarsi ai nuovi standard e di rafforzare il proprio posizionamento sul mercato.

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