Gli attacchi hacker più diffusi e pericolosi

Gli attacchi hacker più diffusi e pericolosi

Ogni giorno emergono nuove tecniche di attacco hacker che mirano a distruggere dati, interrompere servizi e minare la reputazione di un’azienda. Un attacco hacker può accadere in pochi minuti, ma le sue conseguenze possono durare anni. Prevenire e mitigare queste minacce richiede consapevolezza, molta preparazione e gli strumenti giusti.
Nel nostro articolo andremo ad analizzare le 20 tipologie di attacco più diffuse e pericolose per le aziende.

20 tipologie di attacchi hacker

Spear phishing: l’arte dell’inganno (personalizzato)

Il phishing personalizzato, o spear phishing, è una delle tecniche più efficaci per ingannare le vittime, sfruttando email personalizzate e tecniche di social engineering. Questo tipo di attacco nasce con la diffusione della posta elettronica negli anni 2000 e si è evoluto per colpire bersagli specifici, spesso dipendenti di aziende o figure di alto profilo.
Tecnicamente, gli attaccanti utilizzano strumenti OSINT (Open Source Intelligence) per raccogliere informazioni personali o professionali delle vittime, creando email apparentemente legittime ma contenenti allegati malevoli o link a siti falsi. L’obiettivo è ottenere credenziali o installare malware nei sistemi aziendali.
Segnali di un possibile attacco sono ad esempio e-mail con richieste urgenti o da mittenti sconosciuti. Le aziende devono sensibilizzare i dipendenti attraverso programmi di formazione e adottare sistemi antispam avanzati per filtrare le e-mail. Nel 2023, un attacco mirato ha colpito una nota banca europea, causando perdite finanziarie per milioni di euro.

Malware custom: software malevolo su misura per obiettivi specifici

Un malware custom è progettato per colpire specifiche aziende o sistemi. A differenza dei malware generici, viene creato per sfruttare vulnerabilità uniche, spesso scoperte durante attacchi di ricognizione preliminare. Questo tipo di malware può includere spyware per spionaggio industriale, ransomware per estorsione o trojan per accessi non autorizzati.

Gli attaccanti utilizzano strumenti avanzati come Metasploit o Cobalt Strike per creare il malware. Una volta installato, il malware comunica con un server Command and Control (C2) per ricevere istruzioni o scaricare ulteriori componenti. I segnali di un’infezione in atto possono includere traffico verso server sconosciuti o processi anomali in esecuzione.

Nel 2024, un malware mirato ha paralizzato una catena di produzione industriale, evidenziando l’importanza di soluzioni EDR (Endpoint Detection and Response) per contenere le minacce.

Ransomware: il blocco dell’accesso ai dati

Il ransomware è una delle minacce informatiche più temute. Dal suo primo utilizzo negli anni ‘80, si è evoluto in una macchina ad alto profitto per i criminali informatici, grazie all’uso delle criptovalute che rendono difficili da tracciare i pagamenti dei riscatti.

Una volta eseguito, il ransomware crittografa i file utilizzando algoritmi avanzati come AES-256. Alcuni attacchi uniscono la crittografia alla minaccia di pubblicare dati sensibili, costringendo le vittime a pagare per evitare conseguenze legali o reputazionali. Le aziende possono prevenire il ransomware attraverso backup regolari, software anti-ransomware e una segmentazione efficace delle reti.

Nel 2023, il ransomware LockBit ha colpito una multinazionale del settore sanitario, interrompendo le attività e compromettendo i dati di milioni di pazienti.

Attacchi DDoS: richieste in rapida sequenza per sovraccaricare le macchine

Gli attacchi DDoS sovraccaricano i server o le reti aziendali inviando una quantità enorme di richieste simultanee, rendendoli inaccessibili agli utenti legittimi. Questo tipo di attacco, originariamente sviluppato come test per misurare la capacità dei server, è oggi un’arma molto utilizzata per sabotaggi o estorsioni.
Gli attaccanti utilizzano botnet composte da dispositivi compromessi, come telecamere IoT o router vulnerabili, per generare il traffico. Le aziende possono mitigare il rischio con soluzioni di protezione avanzate, come firewall per applicazioni web e servizi di mitigazione.

SQL Injection: manipolazione di database attraverso input malevoli

La SQL Injection è una tecnica che sfrutta vulnerabilità nei database di applicazioni web. Inserendo codice malevolo nei campi di input, gli attaccanti possono manipolare le query SQL per accedere a dati sensibili o distruggere informazioni critiche.
Questa tecnica è spesso utilizzata contro portali online con form di login non protetti. Gli hacker utilizzano strumenti come sqlmap per automatizzare l’esecuzione degli attacchi. Le aziende possono difendersi implementando query parametrizzate e monitorando i log dei database.

Cyber attacchi: i più diffusi e pericolosi

Man-in-the-Middle: intercettare le comunicazioni

Gli attacchi Man-in-the-Middle intercettano comunicazioni tra due parti, modificandole o sottraendo informazioni sensibili. Questo tipo di attacco è cresciuto con l’aumento dell’uso di connessioni non protette, come i Wi-Fi pubblici.

Gli attaccanti utilizzano tecniche come ARP spoofing o DNS poisoning per posizionarsi tra le vittime e i server legittimi. I segnali di un attacco possono includere certificati SSL sospetti o anomalie nella connessione. Le aziende possono implementare crittografia end-to-end, VPN e architetture Zero Trust Network per proteggere le comunicazioni.

Password cracking: ottenere credenziali grazie ad attacchi sistematici

Il password cracking è una tecnica utilizzata per decifrare le password sfruttando vulnerabilità nei meccanismi di autenticazione. Gli hacker adottano diversi approcci per ottenere le credenziali, che variano per complessità e percentuale di successo. Tra le tecniche più diffuse ci sono gli attacchi di tipo brute force, dictionary e quelli basati su rainbow tables.

Nell’attacco brute force, l’aggressore tenta sistematicamente ogni combinazione possibile di caratteri (lettere, numeri e simboli) fino a trovare quella corretta. Questo metodo garantisce un’alta percentuale di successo a patto di avere il tempo necessario, ma la sua efficacia dipende dalla lunghezza della password e dalla potenza di calcolo a disposizione. Per velocizzare il processo, gli hacker spesso utilizzano GPU o cluster di computer.

L’attacco dictionary, invece, sfrutta elenchi di parole comuni o combinazioni di caratteri utilizzate frequentemente come password (ad esempio, “password123” o “qwerty”). Questo metodo è più rapido del brute force perché si concentra su probabilità più alte, sfruttando la tendenza degli utenti a scegliere password prevedibili.

Le rainbow tables, invece, rappresentano un approccio sofisticato. Si tratta di database precomputati che associano hash (rappresentazioni crittografate delle password) alle relative password originali. Se un sistema salva le password in formato hash, un hacker può confrontare l’hash ottenuto con quello presente nella tabella, recuperando rapidamente la password senza doverla calcolare da zero.

Infine, gli hacker possono combinare le tecniche di social engineering con il cracking. Ad esempio, possono indovinare password basandosi su informazioni personali della vittima, come compleanni, nomi di familiari o interessi pubblici. Questi dati vengono spesso raccolti attraverso la navigazione nei profili social o da fughe di dati (data breaches) precedenti.

In risposta a queste minacce, l’adozione di tecniche come l’autenticazione a più fattori (MFA), le password lunghe e complesse e i sistemi di rate limiting per bloccare tentativi ripetuti è fondamentale per rafforzare la sicurezza contro il cracking delle password.

Attacchi tramite vulnerabilità IoT: le nuove frontiere

Con la crescita dell’Internet of Things, i dispositivi connessi come termostati, telecamere di sicurezza e macchinari industriali sono diventati bersagli facili per i cybercriminali. Spesso progettati con una sicurezza minima, questi dispositivi possono essere compromessi sfruttando credenziali predefinite o firmware non aggiornati. I dispositivi IoT hackerati possono essere utilizzati per creare botnet, lanciare attacchi DDoS o infiltrarsi nelle reti aziendali.

Gli attaccanti possono utilizzare malware, come ad esempio Mirai, per automatizzare la compromissione di dispositivi vulnerabili. Tra le tecniche di difesa ci sono l’aggiornamento regolare dei firmware, l’utilizzo di password complesse e la segmentazione delle reti IoT per isolarle da quelle principali. Nel 2024, un attacco a una smart factory in Germania ha bloccato la produzione per giorni, dimostrando ancora una volta quanto sia fondamentale la sicurezza industriale per la business continuity.

Attacchi supply chain: colpire le aziende tramite la catena di fornitura

Gli attacchi alla supply chain mirano a colpire indirettamente aziende o istituzioni compromettendo fornitori o partner tecnologici. Questo tipo di attacco è cresciuto con la globalizzazione delle catene di approvvigionamento e l’interconnessione tra reti aziendali. Gli hacker sfruttano vulnerabilità nei sistemi di terze parti per introdurre codice malevolo o eseguire attacchi mirati.
Gli attacchi supply chain sono particolarmente devastanti poiché possono compromettere centinaia di clienti attraverso un’unica vulnerabilità. Audit regolari dei fornitori e sistemi di monitoraggio continuo sono essenziali per prevenire tali attacchi.

Social engineering: sfruttare le debolezze umane per ottenere dati

Il social engineering sfrutta l’ingegneria sociale per manipolare psicologicamente le vittime. Gli attaccanti si spacciano per colleghi, dirigenti o partner commerciali per ottenere accessi non autorizzati o dati sensibili. Questo tipo di attacco non si basa su vulnerabilità tecniche, ma sull’errore umano, rendendolo uno dei più difficili da prevenire.
Gli hacker utilizzano telefonate, email o interazioni in persona per costruire un rapporto di fiducia con la vittima. Un attacco spesso inizia con richieste insolite o con pressioni costanti per agire rapidamente. Le aziende possono implementare programmi di sensibilizzazione per provare a prevenire questo tipo di attacco.

Attacchi brute force: decifrare le password rapidamente

Gli attacchi brute force rappresentano una tecnica semplice ma efficace per decifrare password utilizzando combinazioni sistematiche. Sebbene richiedano tempo e risorse, sono spesso utilizzati contro sistemi che non limitano i tentativi di accesso e a disposizione degli hacker ci sono strumenti come Hydra che accelerano i processi.
Tecniche di difesa efficaci possono essere policy di blocco degli account dopo tentativi falliti, l’uso di password complesse e l’implementazione dell’autenticazione a due fattori. Nel 2024, una piattaforma di servizi bancari online ha subito un attacco brute force che ha esposto i dati di migliaia di utenti, evidenziando l’importanza di tenere alte le difese.

Drive-By Download: installazione di malware silenzioso

Gli attacchi drive-by download si verificano quando un malware viene scaricato automaticamente durante la visita di un sito web compromesso. Gli hacker sfruttano vulnerabilità nei browser o nei plugin per eseguire codice malevolo senza il consenso dell’utente, questo tipo di attacco è particolarmente efficace contro utenti che non aggiornano regolarmente i loro software.

Strumenti utilizzati dagli hacker sono ad esempio gli exploit kit come RIG EK, progettati per identificare e sfruttare vulnerabilità specifiche. I rallentamenti improvvisi del dispositivo o processi sconosciuti in esecuzione possono indicare un attacco in corso, particolarmente efficaci e virali su siti che contano migliaia di visite, come ad esempio siti di e-commerce in determinati periodi dell’anno.

Attacchi insider: le minacce interne

Gli attacchi insider rappresentano una minaccia interna, derivante da dipendenti, collaboratori o partner che abusano dei loro accessi legittimi per danneggiare l’azienda o rubare informazioni. Questi attacchi possono essere intenzionali, per vendetta o guadagno personale, o accidentali, causati da negligenza.
Le aziende possono mitigare il rischio implementando controlli di accesso basati sui ruoli e monitorando l’attività degli utenti, facendo attenzione a segnali di attacchi insider come accessi insoliti a dati sensibili o trasferimenti di grandi volumi di informazioni.

Attacchi hacker: gli attacchi insider

Attacchi basati su exploit kit: automatizzare le compromissioni

Gli exploit kit sono strumenti che automatizzano l’individuazione e lo sfruttamento di vulnerabilità in software e sistemi operativi. Questi kit, spesso disponibili sul dark web, sono utilizzati per distribuire malware o prendere il controllo di dispositivi compromessi.

Gli attaccanti possono utilizzare exploit kit come Angler EK per colpire browser obsoleti o sistemi non aggiornati. Aggiornamenti regolari e soluzioni di sicurezza avanzate come i firewall dedicati alle applicazioni web (Web Application Firewall) possono aiutare a prevenire queste tipologie di attacco.

Attacchi Watering Hole: compromissione dei siti più frequentati

Gli attacchi watering hole consistono nell’inserire codice malevolo nei siti web visitati frequentemente da un gruppo specifico di utenti target, che vengono infettati silenziosamente.
Questa tipologia di attacco viene spesso utilizzata in settori specifici, come quello finanziario, governativo o sanitario. Per prevenirli, vengono utilizzati strumenti appositi che possono rilevare anomalie nei siti compromessi.

Spoofing DNS: reindirizzare gli utenti verso siti malevoli

Lo spoofing DNS manipola il sistema dei nomi di dominio, reindirizzando gli utenti verso siti web malevoli senza che se ne accorgano. Gli attaccanti modificano le tabelle DNS per ingannare i server, intercettare il traffico, sottrarre credenziali e installare malware. I segnali di uno spoofing DNS? Reindirizzamenti insoliti o certificati SSL non validi possono essere un campanello d’allarme.

Botnet e attacchi automatizzati: compromissione di reti di dispositivi

Le botnet sono reti di dispositivi compromessi, controllati da un attaccante per eseguire operazioni su larga scala, come attacchi DDoS, spam o mining di criptovalute. Gli hacker utilizzano malware come Mirai per creare botnet, sfruttando dispositivi IoT vulnerabili. Il contenimento delle minacce può essere effettuato tramite policy per il monitoraggio del traffico anomalo e la segmentazione delle reti.

Attacchi Zero-Day: sfruttare vulnerabilità ancora ignote

Gli attacchi Zero-Day sfruttano vulnerabilità sconosciute nei software o nei sistemi, per le quali non esistono ancora patch o soluzioni. Questi attacchi sono particolarmente devastanti perché colpiscono prima che gli sviluppatori possano correggere il problema. Gli hacker trovano queste falle tramite analisi del codice o strumenti avanzati di scansione e le sfruttano per ottenere accesso ai sistemi o installare malware.

Gli strumenti utilizzati includono framework di exploit personalizzati o tecniche di fuzzing per identificare i punti deboli delle aziende, che possono ridurre i rischi implementando sistemi di monitoraggio continuo e aggiornando regolarmente i software.

Credential Stuffing: riutilizzare password compromesse

Il credential stuffing sfrutta database di credenziali rubate da precedenti violazioni per accedere a sistemi aziendali. Gli attaccanti utilizzano software automatizzati per testare le credenziali su diversi siti, contando sul fatto che molte persone riutilizzano più volte le stesse password.

Questo attacco è spesso difficile da rilevare poiché simula tentativi di accesso legittimi. Come possono difendersi le aziende? Adottando policy che obbligano gli utenti ad utilizzare password uniche, implementando autenticazioni multi-fattore e monitorando gli accessi sospetti. Nel 2024, un famoso attacco di credential stuffing ha compromesso i dati di migliaia di clienti di un servizio di streaming online.

Attacchi basati su AI (Artificial Intelligence): l’intelligenza artificiale come arma hacker

Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, gli hacker hanno iniziato a utilizzare modelli avanzati di machine learning per sviluppare attacchi ancora più sofisticati. Questi attacchi si concentrano sull’analisi dei sistemi target per identificare vulnerabilità o personalizzare tecniche di social engineering.

Gli attacchi basati su AI includono l’uso di deepfake per compromettere transazioni finanziarie o comunicazioni aziendali, e algoritmi avanzati per generare phishing altamente personalizzato, rendendo le comunicazioni molto verosimili. Inoltre, gli attaccanti possono utilizzare AI per analizzare grandi dataset e individuare password o schemi di accesso ricorrenti.

I sistemi di rilevamento basati su AI per individuare comportamenti anomali, come il riconoscimento biometrico e tecniche di autenticazione più avanzate, possono aiutare le aziende a difendersi dagli attacchi AI-driven.

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